Nella visione allopatica il colon irritabile o colite spastica è una sindrome estremamente diversa dalle cosiddette malattie infiammatorie intestinali, come il morbo di Crohn per citarne uno come esempio. In quest’ultimo si nota un’alterazione dell’anatomia intestinale, nel colon irritabile l’aspetto dell’intestino è normale e non presenta alcuna anomalia.
Al momento a fronte di numerosi studi in merito, le cause della sindrome del colon irritabile non sono state identificate in modo chiaro ed univoco, sebbene ci siano abbondanti teorie in merito. Secondo le ipotesi più attendibili, all’origine della condizione ci sarebbe una comunicazione anomala tra cervello, fibre nervose che innervano l’intestino e muscoli intestinali.
I sintomi tipici del colon irritabile consistono in: dolore e crampi all’addome, stipsi, diarrea, gonfiore addominale, meteorismo e muco nelle feci.
Nella visione psicosomatica l’intestino è collegato con le emozioni, motore fondamentale della nostra esistenza. Essendo umani esse sono strettamente collegate con la nostra vita ed il viverle, manifestarle, contrastarle, gioirne. Sono momenti fondamentali della nostra esistenza.
A volte alcuni decidono, in particolari momenti della propria vita, di silenziarle, di far finta che non esistano, addirittura di anestetizzarsi, come se non ci siano, che non esistano. Solitamente ciò viene attuato a seguito di una sofferenza patita con la conseguenza di aver vissuto emozioni in quantità eccessiva, al punto di arrivare vicino al proprio limite di sopportazione.
Per evitare un’ulteriore disagio che, si teme, potrebbe non essere più gestibile, l’individuo potrebbe prendere la drastica decisione di chiudere alle emozioni. In questo caso non esistendo un rubinetto selettivo, tutte le emozioni vengono prese in blocco, belle o brutte che siano, così che la persona si troverà a respingere le emozioni per lui devastanti, ma anche quelle belle, positive, arricchenti che portano alla gioia e all’allegria.
Si arriva ad un livello di sopportazione della vita vissuta senza scosse né picchi, ma neppure avvallamenti così realizzando una calma piatta apparente. Ma le emozioni sono sempre presenti, anche se nascoste da qualche parte.
In questo caso l’addome si gonfia, pieno di turbamenti, commozioni, trepidazioni, eccitazioni trattenute, non espresse ed a cui non è stata dato diritto di cittadinanza. Qualora l’emozione fosse paura avremmo la diarrea, la stipsi invece sarebbe più indicata con i sensi di colpa, i dolori per tutte le altre.
Il colon è particolarmente importante poiché è una zona fortemente innervata da una grande quantità di cellule nervose al punto che gli scienziati parlano da tempo, della presenza di un secondo cervello. Trattenere emozioni potrebbe creare distonie importanti nell’equilibrio psico-fisico dell’individuo.
La soluzione passa attraverso il riconoscimento delle sensazioni provate decidendo successivamente il mezzo ed il sistema più idoneo per poterle esprimere.
Esempi di casi reali.
Signora di trent’anni con addome gonfio in maniera eccessiva. Frutto di un’educazione molto religiosa nella quale la sua morale esigeva un comportamento retto da brava bambina, non si permetteva di dare spazio alla rabbia scaturita dalla relazione col marito, un vero padre-padrone.
Donna di cinquant’anni che faceva fatica a riconoscere una pulsione sessuale potente scaturita con il raggiungimento della maturità. Tale sensazione la turbava e la faceva sentire fuori posto, a disagio addirittura una poco di buono. Il gonfiore dell’addome evidenziava tali emozioni trattenute e, allo stesso momento, la rendeva meno attraente così da respingere eventuali potenziali spasimanti.