DIRITTI e DOVERI

Negli ultimi anni sono spariti in silenzio numerosi diritti conquistati con strenue lotte sindacali. Che succede?

Osservando gli ultimi diecimila anni, la storia recente di cui sappiamo ancora veramente troppo poco, l’uomo ha sempre faticato per sopravvivere in quanto questo pianeta non è consono a lui. Diritti e doveri

Contrariamente agli animali, che hanno un loro habitat ideale nel quale vivono senza fatica particolare, l’uomo deve adattarsi continuamente al caldo (anche intenso), al freddo glaciale ed anche nelle zone più miti necessita di strumenti per adeguarsi alla normale sopravvivenza, non solo al cambio di stagione ma perfino con l’alternarsi del giorno e la notte.

Sprovvisto di pelliccia e con organi di senso non particolarmente sviluppati, necessita di vestiti per proteggersi dall’assenza come dalla presenza dei raggi solari. In pratica l’uomo si è adattato al pianeta ed ha dovuto affinare per necessità il suo migliore organo di concretezza: il cervello.

Come si è adattato?
Per secoli il suo principale obiettivo era come sopravvivere, ovvero procacciarsi cibo, un riparo efficace, indumenti caldi con i quali coprirsi. Tutte cose che doveva procurarsi a mani nude o con pochi strumenti rudimentali.

In pratica la sua vita era scandita dal lavoro quotidiano senza sosta; i pochi aiuti dalla natura arrivavano attraverso frutti che crescevano spontaneamente, ma solo in alcune zone climatiche.

Lì crescevano arte e cultura come nelle zone temperate e tropicali: Grecia, la Magna Grecia, alcune aree del medio oriente, dell’Africa e delle Americhe laddove era chiaro il significato del primum vivere, deinde philosophari.

Ci si poteva permettere un miglior comfort solo grazie al clima ed alla natura. I privilegi dei regnanti, dei governanti o comunque della classe dominante, erano scarne eccezioni rispetto alla massa.

Il progressivo adattamento ha permesso di creare un’organizzazione sempre più estesa e complessa: l’allevamento di svariati animali, una coltivazione sempre più efficiente, una società più unita e regolata da usi, costumi, abitudini e perfino regole e leggi.

La chiave di volta evolutiva.
L’abitudine più importante per favorire il suo adattamento, secondo alcuni antropologi tra cui la famosa Margaret Mead, è stato l’occuparsi degli altri.

Non solo il trasmettere e tramandare informazioni ed esperienze relativamente ad aspetti pratici, alla caccia e la coltivazione, ma anche l’offrire aiuto concreto alla bisogna.

Un animale che si rompe un arto, ad esempio, è destinato a morire in breve tempo, se non altro di stenti e di fame, se non per cause peggiori. L’uomo, per contro, può sopravvivere se qualcuno lo aiuta e si prende cura di lui.

Tale trasmissione vicendevole di informazioni necessitava di strumenti specifici come un linguaggio e una scrittura che si affinavano e crescevano con l’arricchimento e l’implementazione di tali informazioni.

Lingue complesse erano specchio e conseguenza di tante sfumature, esperienze e ricchezza di usi e costumi.

Una lingua composta da oltre quattrocentomila parole – tanti sono gli ideogrammi cinesi – si contrappone alle poche migliaia di parole della lingua swahili, molte delle quali importate recentemente dall’arabo.

L’uomo si è adattato sempre più ed è cresciuto offrendo il suo supporto. Non sappiamo quando questo sia avvenuto o se addirittura fosse già incluso nel suo DNA, ma questo è certamente un elemento fondamentale per la sua evoluzione.

La storia dell’uomo è fatica e lavoro.
Ciononostante la sua storia è sempre stata costellata di lavoro, sforzi, lotte per la sopravvivenza anche all’interno della specie, per secoli. Il dovere di lavorare per procacciarsi l’indispensabile era il dogma indiscusso e fin troppo ovvio.

La tecnologia, intesa come la creazione di strumenti atti a migliorare la qualità della vita, è storia molto recente. Solo da cento anni abbiamo scoperto che bastava che medici e ostetriche si lavassero le mani per ridurre drasticamente le innumerevoli morti post parto causate da virus e batteri.

Dormire in ambienti caldi e salubri, mangiare con frequenza e con una certa abbondanza, il rispetto anche minimo dell’igiene più elementare, ha permesso un sensibile allungamento della vita media.

Prole numerose garantivano una certa forza lavoro visto che un elevato numero di bambini non sopravvivevano alle polmoniti ed alle difficoltà della vita.

Con il miglioramento della qualità della vita, soprattutto nel mondo occidentale, la storia recente ci mostra accanto ai doveri, vero pilastro dell’esistenza, il farsi strada alcuni timidi diritti che sono espressione del benessere.

Sebbene alcuni di essi siano ovvi e sacrosanti, come la libertà individuale, non lo sono stati almeno fino al termine della guerra di secessione americana. Un ulteriore miglioramento della qualità della vita ha permesso di allargare il concetto di diritti andando ad occuparsi delle relazioni sul lavoro, della sanità, della giustizia per citare i più eclatanti.

Curiosamente, ma non troppo, anche il numero di figli è drasticamente diminuito, in ossequio ai discorsi prima accennati, poiché non più necessari alla crescita ed alla sopravvivenza in quanto tutelati dai diritti acquisiti e da uno stato di salute complessivo decisamente migliorato.

Il grande cambiamento.
In questo momento ci troviamo immersi in un grande cambiamento e l’economia è fortemente imputata di non essere più in grado di garantire un benessere di tipo espansivo e mondiale. Anzi parrebbe che nonostante gli sforzi il sistema stia implodendo.

Di conseguenza i diritti conquistati e sbandierati e che ci hanno deresponsabilizzato in modo via via crescente, si stanno sciogliendo come neve al sole.

Ci troviamo in una situazione nella quale sempre meno ci viene garantito, ma non sappiamo come cavarcela da soli così poco avvezzi come siamo alla fatica, alla responsabilità, al rischio.

Questa situazione può piacerci o meno, ma vi siamo immersi e occorre esserne consapevoli.

Ci sono soluzioni all’orizzonte?
La soluzione indiscutibile passa attraverso due strade: da una parte una presa di responsabilità crescente e che permea l’intera nostra esistenza.

Partire dall’idea che nulla ci è dovuto, ma che tutto debba essere conquistato con determinazione, sacrificio e lavoro.

Dall’altra la necessità di occuparsi sempre più degli altri andando a creare una rete di mutuo soccorso, di comprensione, di sensibilità crescente: una rete di competenze e umanità nella quale non esistono dei primus inter pares, ma dove ognuno offre i propri servigi.

La recente pandemia, e la conseguente chiusura, se da una parte ha creato difficoltà inenarrabili ed impensabili, ha aperto spiragli insospettabili di cooperazione ed altruismo.

Tante persone hanno aiutato vicini di casa in difficoltà negli aspetti pratici della quotidianità sopperendo alle carenze con umanità. Il bisogno aguzza l’ingegno, dice il proverbio: ecco nascere lavori via web, non ipotizzabili prima, oltre ad organizzazioni spontanee per sopperire a carenze sempre più evidenti.

Stiamo realizzando un nuovo adattamento alla vita.

Se le difficoltà ci spingono verso la ricerca di soluzioni improcrastinabili, allora siamo ben indirizzati verso un futuro apparentemente incerto, ma di fatto pieno di comprensione, amore e solidarietà. Il momento è giunto e ognuno dovrà fare la sua parte.

E tu hai pensato a quale potrebbe essere il tuo nuovo ruolo?

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