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SPIRITUALITÀ – RIFLESSIONI IN LIBERTÀ

Ci siamo chiesti almeno una volta nella vita: chi sono io? Che risposte abbiamo dato?
Un approfondimento sul senso della vita per sentirsi in pace ed in armonia con il creato.

 

Il mio sguardo scruta l’orizzonte fatto di mare, cielo, qualche natante che pigramente ondeggia, una nuvola nel cielo che cambia rapidamente forma.

Il mio io mi pone una domanda, una di quelle che arrivano di colpo, senza fretta ed in modo ingenuo: chi sono realmente io?

La mente subito si prepara a rispondere, ma ad ogni definizione ne sostituisce un’altra, poi un’altra ancora non soddisfatta delle precedenti.

Di frequente la prima definizione scaturisce da ciò che si suppone sia la cosa più ovvia, più sicura: sono un corpo fisico. Foto di shaidermah da pixabay 267x400 1Mi guardo allo specchio, osservo il mio viso, la mia figura ed è facile identificarmi con esso.

Se duole io sto male, se apprezzano il mio fisico mi sento bene.

Il corpo è sede dei sensi fisici, è lo strumento di comunicazione e condivisione in questa dimensione ed è dunque facile asserire che io sono il mio corpo.

Subito dopo le emozioni fanno capolino ad integrare la definizione: percepisco emozioni intense che stravolgono e dirigono l’esistenza come la paura, la rabbia, il senso di colpa, il rancore.

Quindi sono un corpo che integra emozioni, meglio emozioni in primis che interagiscono, spesso comandando, il corpo fisico.

E dove li mettiamo i sentimenti? Sensazioni che dominano la vita e senza le quali forse la vita stessa non ha motivo di esistere. “L’amor che muove il sole e l’altre stelle” diceva padre Dante, motivo fondamentale della vita, essenza della vita stessa.

Quindi i sentimenti sono la parte nobile, più ancora delle emozioni, e con le quali certamente ci identifichiamo in primis.

Però c’è ancora molto di più: siamo anche energia, un’anima, Prana, Chi o Qi per gli orientali, un’energia vitale che permea ogni cellula, il soffio vitale.

Su questo tema le scuole di pensiero si dividono poiché qualcuno nega l’esistenza di questa energia non misurabile, solo ipotizzata e così poco “scientifica”.

Le tantissime prove a suffragio sono impalpabili, perfino contestabili. Eppure qualcosa c’è di non definito persino difficile da negare.

Un morente che esala l’ultimo respiro terreno nel volgere di un istante passa dall’essere vivente al non vivente: cosa distingue queste due fasi?

Da un punto di vista chimico e fisico i componenti sono gli stessi eppure gli organi nella seconda fase non funzionano più, come se tutto ciò che anima il corpo, l’energia vitale, fosse scomparso, sottratto velocemente.

A questo elemento diamo un nome, anzi più nomi e che sono quelli sopra citati. Dunque senza soffio vitale non c’è vita, non esiste corpo fisico ed è lecito a questo punto identificarci con questo anelito di vita.

corpi di luceTuttavia possiamo andare ancora più in là. Da dove proviene tale anelito? Dove affonda le proprie radici, da dove prende tale energia? Siamo in piena speculazione filosofica e perfino religiosa.

Lungi da me offrire la soluzione che ciascuno, a mio parere, sceglie di sentire e a cui aderire.

Aristotele parlava dell’Anima universale come un gigantesco agglomerato energetico da cui proveniamo, gli orientali preferiscono parlare di Fonte di Energia, addirittura di un Dio che segue la stessa modalità come del resto si sostiene nella nostra religione.

Passiamo dalla filosofia alla religione con disinvoltura, ma l’elemento in comune è la presenza di un’Entità superiore, certamente divina e da cui discendiamo, apparteniamo o siamo specchio materiale.

Evidentemente siamo al cospetto di un ambito profondamente spirituale che stravolge completamente il primo pensiero da cui siamo partiti, perché a questo punto alla fatidica domanda “chi sono io?” dovremmo o potremmo rispondere con “io sono Dio” od in ogni caso “sono una particella divina”.

I nostri ragionamenti dovrebbero essere rovesciati assumendo questo nuovo punto di partenza. Se siamo una scintilla divina intanto c’è una perfezione già insita in noi, in ciascuno di noi.

Come fossimo ad un consesso di Dei e Dee già perfetti nell’essenza e che hanno deciso di vivere un’esperienza di vita in un livello di notevole densità per apprendere aspetti peculiari a questa dimensione.

Stante così le cose come potremmo vedere la nostra vita terrena? Intanto inutile prendercela col mondo, creare alibi in continuazione, attribuire colpe al nostro intorno perché in noi c’è la scintilla divina e nulla ci è gerarchicamente superiore, Dio a parte.

Foto di johnhain da PixabayÈ una visione di responsabilità, ma anche di opportunità: riuscire a vedere quanto riusciamo a concretizzare, nonostante gli ostacoli, partendo dalla nostra parte divina, così nascosta e profonda quanto potente.

E, ovviamente, vederci sempre come un’entità divina che vive questa esperienza il cui corpo fisico è solo uno scafandro per poter muoversi e comunicare in questa dimensione.

Per concludere: siamo esseri spirituali con una piccola parte fisica a cui, solitamente, diamo molta importanza, non il contrario.

NAMASTÈ
Il Dio in me saluta ed onora il Dio in te.

(articolo scritto per Karmanews, ottobre 2023)

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